Ho condotto quest’intervista nel luglio del 2021 nel quadro della mia tesi di ricerca sul Mozambico. Ringrazio Mélanie de Vales Rafael per la sua affettuosa disponibilità e per la condivisione. La nostra conversazione ha avuto originariamente luogo in portoghese, ed è ugualmente accessibile in francese.
Grazie a Omar Tesan per l’attenta revisione del testo tradotto in italiano.
Buona lettura, amiche e amici di ManusKritur.com!
Intervista con Mélanie de Vales Rafael
Mélanie de Vales Rafael (1995) è un’attrice, stilista e cantante mozambicana. È un membro del casting del film A República de Mininus (La Repubblica dei Bambini), del regista Flora Gomes originario della Guinea Bissau, ed è l’attrice principale del film Comboio de Sal e Açúcar (Il treno del Sale e dello Zucchero), del regista Licínio de Azevedo. Nel 2018, è stata eletta Miglior Giovane Attrice Africana dall’Accademia del premio Sotigui (Burkina Faso). In quest’intervista, Mélanie de Vales Rafael ci parla del suo percorso e condivide con noi alcune esperienze e osservazioni riguardanti il panorama artistico del suo paese, il Mozambico.
KA: Come hai deciso di diventare attrice?
MdV: La Repubblica dei Bambini (A República de Mininus), il primo film in cui ho recitato, viene girato quando ho 14 anni. All’epoca non sapevo esattamente cosa significasse essere un’attrice. È andata così : nella mia scuola girava l’annuncio che stavano ricercando dei bambini, bambini che parlassero altre lingue oltre al portoghese e, come sai, parlo anche inglese e francese. Alcuni amici mi hanno iscritta, ma io non immaginavo di cosa si sarebbe trattato. Pensavo che si sarebbe trattato delle Olimpiadi della scuola, o di qualcosa del genere… Perciò non ero particolarmente entusiasta, visto che ci avevo già partecipato in prima media (a quattordici anni ero in terza media). Il preside della scuola o un’altra figura di spicco della scuola è venuto a cercarmi accompagnato da un membro della produzione del film A República de Mininus (La Repubblica dei Bambini). Si sono procurati il numero di mia madre e hanno parlato con lei. A partire da allora, le cose si sono succedute molto rapide, sono andata a fare il casting che ha dato luogo alla mia partecipazione a questo primo film, accanto a Danny Glover.
KA: Ci racconti dell’esperienza che ti ha plasmata in quanto artista professionista?
MdV: É stata senz’altro la prima, La Repubblica dei Bambini. Mi ha dato il gusto per il cinema, qualcosa che ignoravo fino a quel momento. Ne sono rimasta stregata, con il cinema ho scoperto un nuovo mondo. Ha spalancato una nuova porta nella mia mente. Non sapevo assolutamente nulla sul come si sta in scena, non sapevo come si interpreta un ruolo e chi me lo ha insegnato, in una lezione di mezz’ora durante un intervallo, è stato Danny Glover. Il suo personaggio nel film era il mio binomio. Tutto questo succedeva nel 2010, mentre il film è stato lanciato nel 2012. In seguito ho recitato in un altro film, Debaixo da Lua Cheia (Sotto al Plenilunio), di Orlando Mabasso Jr., sempre nel 2012 se non ricordo male. È un film mozambicano. Quindi fu la volta del terzo film, Comboio de Sal e Açúcar (Il treno del Sale e dello Zucchero), di Licínio Azevedo. Ho adorato fare il casting e girare questo film. Ed è stato grazie al Comboio che sono potuta andare per la prima volta in vita mia a un festival del cinema, e ho potuto percepire l’essenza dell’industria, del mercato, del business del cinema. Fu allora che ne ebbi la conferma: volevo fare cinema, non volevo qualcos’altro. Poi ci furono altri film, fino all’arrivo del 2018, l’anno in cui sono stata eletta Miglior Giovane Attrice dell’Africa, mi hanno cinto il capo della corona di alloro che un tale premio rappresenta. È stata la prima volta che tale riconoscimento veniva dato al Mozambico.
MdV: Non mi stancherò mai di dirlo: non sono io ad aver vinto il premio, è stato il Mozambico, perciò non è mio, appartiene al Mozambico tutto intero. Ad averlo vinto sono tutte quelle persone, uomini e donne, che sognano di lavorare nelle arti e che hanno bisogno, diciamo così, di un segno che comunichi loro che è veramente possibile, che davvero nel mondo si vive di arte e che è possibile vivere delle arti anche in Mozambico… Chiaro che è una cosa delicata, una cosa che si fa amorosamente, una cosa difficile: non sempre va secondo i nostri piani; sfortunatamente in Mozambico non escono film con frequenza, noi abbiamo un lancio di film ogni tre o quattro anni… Quindi è complicato, ma non è impossibile.
KA: Di solito come valuti le proposte di lavoro? Quali sono i tuoi criteri?
MdV: Onestamente mi piacerebbe poter dire che ho dei criteri obiettivi. Ma la verità è che io valuto col mio cuore, il mio criterio di valutazione è il cuore. Chiaro che la proposta deve piacermi, devo sentirmi a mio agio… Il mio istinto è la mia guida.
KA: Potresti citare almeno tre registi e registe del tuo Paese che secondo te le persone dovrebbero conoscere, e urgentemente?
MdV: Licínio de Azevedo, Pipas Forjaz, Stelio António e Gabriel Mondlane.
KA: In un’intervista del 2019 con MC Roger nello Show de Domingo (in traduzione libera Show della Domenica), hai riportato che una delle difficoltà delle giovani generazioni mozambicane risiede nel comunicare i loro sogni di diventare artisti ai genitori e fare in modo di ottenere accettazione e appoggio. Due anni dopo, stimi che questa difficoltà rimane significativa?
MdV: Sì, penso che rimanga significativa. Molti genitori danno il loro “appoggio” soltanto quando i nostri sogni ci hanno già portato alla fase in cui ne ricaviamo di che sostentarci. Dimenticano che un sogno può dar da vivere, cosa per cui ci vuole comunque del tempo, soltanto se si ha investito in esso.
KA: In quanto figura di spicco nelle arti, cosa hai a cuore?
MdV: La longevità delle nostre arti. Intendo dire che, molto prima di noi, altri avevano iniziato a tracciare il cammino che noi stiamo continuando oggi, perciò dobbiamo lottare per non regredire in questo nostro cammino dello sviluppo. Quindi dobbiamo fare tutto ciò che si impone per trasmettere il testimone alle generazioni future.
KA: Hai girato un video di sensibilizzazione sul tumore al seno. Riesci a percepirne l’impatto? E volendo ampliare la domanda, riesci a percepire l’impatto esercitato dalle iniziative di attori, attrici, artisti del Mozambico nelle piattaforme digitali?
MdV: Mentirei se dicessi che quando ho fatto il video già sapevo che avrebbe raggiunto molta gente… L’ho girato qualche anno fa quando avevo già cominciato ad usare Whatsapp, così l’ho condiviso con qualche contatto. In seguito mi hanno telefonato in tantissimi e molto preoccupati perché pensavano che fosse la mia storia. Avevano guardato il video a metà. Allora, raccomandavo loro di riprendere il video e guardarlo fino alla fine. Chiedevo loro di raccontarmi che cosa ne avevano pensato. Ritornavano da me dicendo che lo avevano trovato molto commovente e comunicativo. E, guarda caso, sono riuscita a persuadere alcune persone a fare il test. Già solo questo mi ha resa molto felice. Poi, uno o due anni dopo sono stata invitata dall’Organizzazione Ottobre Rosa a essere un’ambasciatrice della causa; inoltre mi hanno chiesto l’autorizzazione per poter utilizzare il video. È stato surreale, lì ho potuto rendermi conto di fino a dove il mio video era arrivato. Ne sono stata senz’altro stata molto felice.
KA: Che percezione hai del panorama artistico del Mozambico? (Vita, eventi, manifestazioni, la loro divulgazione…)
MdV: In Mozambico è ancora un po’ complicato vivere d’arte. Ma la situazione sta migliorando. La gente ha vedute più ampie, la nostra generazione non getta più quello sguardo emarginante sulle persone che lavorano nell’area delle arti. Però rimane complicato vivere solo di arte. Quanto agli eventi, in Mozambico non sono mai mancati, ne abbiamo sempre organizzati molti, il fatto è che la loro divulgazione non è mai stata delle migliori. Perciò anche l’accesso delle persone non è mai stato delle migliori. Ora, sulla questione del vivere di arte, penso che siamo ancora molto aldiquà dell’ideale perché molta gente che vive d’arte qui in Mozambico finisce per lavorare come insegnante della disciplina artistica nella quale opera : così i ballerini danno lezioni di danza, i musicisti lezioni di musica… Tra l’altro non tutti riescono a far questo.
KA: Questa tua ultima considerazione richiama molto la mia attenzione, anche perché l’avevo notato. Per l’appunto volevo domandarti: è un fattore determinante nel fatto che numerose figure del mondo delle arti in Mozambico abbracciano una certa transversatilità? Ho notato che gli artisti del Mozambico, perlomeno quelli della generazione più giovane, non si “specializzano” in un unico settore. Ad esempio, tu sei attrice, ma anche cantante e hai già lavorato come stilista, e hai creato un tuo brand. Molte altre persone nelle arti mozambicane sono artiste plastiche, ma anche poetesse, scrittrici, insegnanti… Tutto ciò ha a che vedere principalmente con la tua osservazione a proposito del fatto che in Mozambico non è possibile vivere soltanto di (una) arte oppure ha più a che vedere con una versatilità propria del Mozambicano, della Mozambicana? Che ne pensi?
MdV: Sebbene siamo versatili, bisogna mettere il pane in tavola. E per mettere il pane in tavola è bene fare mille e una cosa. Nel mio caso, è più il fatto di aver trovato molto presto nella vita degli hobbies che mi hanno appassionata e da cui, grazie al Cielo, sono riuscita a trarre risorse di sostentamento. Però, con il trascorrere del tempo, mi sono resa conto che è necessario non dipendere da un’unica fonte di reddito, soprattutto trattandosi delle arti… Quindi, sì, nel mio caso sono valide entrambe le spiegazioni.
KA: Come percepisci la questione della valorizzazione dei prodotti artistici in Mozambico?
MdV: Per ora il valore conferito all’ arte prodotta in Mozambico è ancora ben al di sotto di quel che vorremmo. È vero, almeno non è più così marginalizzata come una volta, però le persone guardano all’arte e molto spesso per loro non ha futuro… Non è una cosa a cui si da molto valore. Certo, ci sono le persone che la apprezzano, che ammirano e seguono il lavoro dell’artista. Ma in generale, se le persone non conoscono il tuo lavoro, non manifesteranno un grande entusiasmo. Tuttavia, se guardiamo alla produzione di spettacoli, di eventi, questi sono senz’altro messi in valore. La gente apprezza e conferisce valore a ciò a cui riesce ad assistere, a ciò che riesce a vedere, a ciò in cui si sente coinvolta, a ciò che riesce a toccare con mano. Non vale lo stesso per quel downtime dell’artista, mi riferisco a quei periodi in cui l’artista non presenta nuove creazioni, proprio perché è impegnato a preparare tali nuove creazioni.
KA: Negli ambienti artistici esterni al Paese, com’è accolto il Mozambico?
MdV: Io non dimentico mai che la prima cosa che succede quando dico che vengo dal Mozambico, le persone che conoscono o che hanno già sentito parlare di questo Paese, soprattutto in altri Paesi africani, ricordano Samora Machel. Mi sono imbattuta oppure ho incontrato molte persone che hanno conosciuto Samora Machel, in riunioni, conferenze oppure in una qualche occorrenza di questo genere. Inoltre, è risaputo che negli anni Ottanta il Mozambico possedeva una collezione molto più ampia di opere d’arte africane visto che, come mi hanno raccontato in molti, Samora Machel era un appassionato collezionista d’arte, egli amava profondamente l’arte, investiva molto nell’acquisizione di opere d’arte d’ogni sorta… Ne ho sentito parlare in svariate occasioni e mi è rimasto impresso. Tra l’altro, egli rimane una figura che desta molta ammirazione per il lavoro che ha compiuto, per il periodo storico nel quale si è adoperato per il Mozambico… Fuori dal Mozambico, io senz’altro raccolgo molti di questi frutti, mi sento accolta con affetto, cosa che ricambio. Sto raccogliendo i frutti di ciò che egli seminò molto tempo fa, ben prima che io nascessi…È proprio tenendo in considerazione questo fatto che prima dicevo che dobbiamo trasmettere il testimone alle generazioni future.
KA: Puoi parlarci un po’ dei tuoi progetti futuri?
MdV: Di progetti per il futuro ne ho tanti, tanti, tanti. Vorrei dire che ne ho come non mai, perché è diventato un po’ più complicato estrarre le cose dalla carta e dar loro corpo, a causa della congiuntura non solo sanitaria ma anche economica e sociale. La pandemia e tutto ciò che ne deriva. Vorrei, ma è difficile parlare dei progetti perché non so quale verrà avviato per primo. Però, a suo tempo, posso tenerti al corrente, questo senz’altro sì. Già tra qualche settimana dovrei in grado di rispondere a questa domanda con maggiore chiarezza.
KA: Oltre al portoghese, tu parli, scrivi e reciti in inglese e francese: com’è possibile? È stato il tuo percorso di attrice a dare origine a questa realtà oppure era già in atto?
MdV: Da piccola, a casa avevamo la tv via cavo, dove c’era o c’è ancora questo canale chiamato Cartoon Network. Quando stavo imparando a parlare, mi piacevano molto i programmi e i cartoni animati di questo canale, Cartoon Network. E all’epoca, li davano soltanto in inglese. Oggi so che vengono doppiati, ma a quei tempi erano unicamente in inglese. Perciò, guardando tutti quei cartoni, poco a poco ho iniziato ad imparare una parola di qua e una di là, e ho iniziato a porre domande ai miei genitori. Tra l’altro, mio papà è traduttore dall’inglese al portoghese, e parla anche francese e tedesco oltre al portoghese e alla sua lingua materna. Anche mia mamma parla due lingue autoctone del mozambico, oltre al portoghese e all’inglese. Quindi quando si sono accorti che stavo imparando a parlare in inglese, mi hanno incoraggiata davvero molto: rispondevano alle mie domande in inglese, mi correggevano… Più tardi ho cominciato ad interessarmi al francese, e ho trovato un corso di francese alle scuole medie. Tutto ciò ha fatto sì che non mi riesca difficile assimilare le lingue, se posso dire così. E questo aspetto ha finito per aprirmi porte e elargire i miei orizzonti, infatti ho potuto lavorare anche in altre lingue.
KA: Inoltre, hai studiato moda a Milano, immagino che parli italiano. Vero?
MdV: Sì, ho studiato moda a Milano, ma non parlo italiano. Non lo parlo perché nella scuola dove ho studiato davano a ogni allieva un programma su misura, e questo era possibile perché c’erano insegnanti che parlavano inglese oltre all’italiano. Nel mio corso si parlava italiano ma le materie e le consegne mi venivano date in inglese, quindi non ho potuto imparare la lingua. Inoltre, avevo per coinquilina una persona che parlava portoghese e inglese; e a scuola in generale si comunicava molto in inglese… D’altro canto, non uscivo quasi mai da sola; sono stata molto “protetta”, diciamo così, e ho finito per non sviluppare molta curiosità per imparare davvero la lingua italiana. Però sono in grado di capirla, sì. Posso capirla e so leggerla. È quando devo esprimermi che mi blocco, perché ormai non ricordo quasi più le parole, le strutture…
KA: Hai detto che capisci altre lingue, quali sono?
MdV: Capisco lo zulu, e il creolo, due lingue creole. Capisco alcune lingue autoctone del Mozambico. Capisco lo spagnolo e, chiaro, per aver vissuto in Italia, capisco anche l’italiano.
KA: Mi suggerisci alcuni colleghi, di qualsiasi settore, per ricerche future?
MdV: I primi che mi vengono in mente ?! Taibo Bacar nella moda; e, nel settore della danza, Maria Helena Pinto e Rosa Mário.
KA: Desideri lasciare un messaggio?
MdV: Un messaggio… Mi blocco sempre all’ora dei messaggi. Ma se potessi comunicare qualcosa al mondo, direi: non allontanatevi dai vostri sogni, non smettete mai di sognare e di inseguire i vostri sogni. Non importa quanto difficile sia il cammino. Vi garantisco che i frutti saranno saporiti e appaganti!
KA: In quanto ricercatrice, quale contributo posso dare per ciò che riguarda il mondo delle arti in Mozambico?
MdV: Forse questo spazio riunisce le condizioni per affermare che il Mozambico ha in riserbo storie senza numero. Quel che ci manca sono i fondi, e in alcuni casi, le qualifiche.
KA: Kanimambo, Mélanie!
MdV: Grazie a te!
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